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„Dies ist die Blume des Partisanen“

Ilenia Braglia

Ilenia Braglia

Bella Ciao war einer der Sommerhits in diesem Jahr – doch viele wissen nicht, dass es das Lied der italienischen Partisanen war, die während des Zweiten Weltkriegs gegen den Faschismus kämpften. Partisanen wie jene im emilianischen Dorf Vezzano sul Crostolo, die sich bemühten, die Soldaten der diktatorischen Regierung daran zu hindern, ihre Heimat zu zerstören. Sie kämpften für die Freiheit des italienischen Volks, indem sie ihre Leben aufs Spiel setzten.

Quasi tutti i giorni ci passo davanti. Percorro quella strada per andare al supermercato, a fare la spesa. Una strada poco trafficata, circondata dai capannoni delle aziende della zona industriale. Sullo sfondo, le colline emiliane del paese in cui sono cresciuta: Vezzano sul Crostolo. Lì c’è quello che chiamiamo “il cippo”, una stele commemorativa dedicata a Natale Romagnoli, un “combattente per la libertà” di 18 anni, ucciso il 30 maggio 1944 per mano dei fascisti dell’UPI, l’Ufficio Politico Investigativo. Dopo un periodo in prigione è stato prelevato, portato in campagna e ucciso lì, di notte. La sua colpa: far parte di una banda partigiana.

Der Krieg und die Vergangenheit

Quando andavo a scuola non conoscevo la storia di Natale. Finché, nel 2008, la nostra professoressa di storia ci fece aderire al progetto Adottiamo un monumento in cooperazione con Istoreco, l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Storia Contemporanea di Reggio Emilia. Un progetto che ha spinto noi, ragazzi di 14 anni, a capire chi fossero i partigiani, a conoscerli, a vedere i luoghi in cui hanno lottato per la loro e la nostra libertà. In quell’occasione abbiamo conosciuto tre testimoni della guerra al fascismo: Ferruccio, Leonello ed Ersmes, signori che ai tempi, poco più grandi di noi, hanno sfidato il nemico rischiando la propria vita.

© Ilenia Braglia

La loro storia comincia nella primavera del 1944. Inizialmente aderirono alla lotta antifascista facendo parte del gruppo Soccorso rosso, attraverso il quale finanziavano e aiutavano i gruppi partigiani attivi nelle nostre zone. Li sostenevano e questo è stato un valido motivo per essere arrestati dalla polizia fascista una domenica a pranzo o dopo un film al cinema. Sono stati portati nella piccola caserma del paese, poi trasferiti a Reggio Emilia, dove sono stati interrogati, picchiati, incarcerati. Un giorno cominciarono a essere bombardati i dintorni della città e i prigionieri comuni del carcere cominciarono a diventare irrequieti. Tanto che tentarono di scappare: azione per cui vennero accusati i prigionieri politici. La polizia li prese, li mise al muro, li voleva decimare. Ma la guardia cittadina persuase la polizia fascista a non farlo, salvando il destino di questi partigiani. Un’altra minaccia però incombeva: cominciarono a girare voci di una deportazione. E così, il 15 ottobre 1944, i ragazzi decisero di scappare. Con l’aiuto di partigiani liberi, riuscirono a evadere e raggiungere i gruppi della resistenza sulle colline emiliane. Trovarono la strada immergendo una mano nell’acqua del fiume, vedendo da che parte scorreva la corrente e percorrendone il corso verso monte.

Non sono tornati a casa fino alla fine della guerra e hanno lottato nascondendosi, percorrendo chilometri, al freddo e alla fame… finché il nemico non fu sconfitto.

Er erinnert sich noch an seine Zelle

L’abbiamo visitato quel carcere da cui Leonello, Ferruccio ed Ermes sono scappati. Ci siamo andati in una giornata di sole, primaverile. La nostra classe, la professoressa, i responsabili di Istoreco e loro. Ci hanno mostrato i corridoi che percorrevano e il cortile dove prendevano aria, dove sono stati messi al muro. Un cortile ormai pieno di erbacce, vegetazione, lasciato a sé stesso perché il carcere non è più in uso dagli anni ’90. “Penso che la stanza numero 13, dove ero io, era in quella zona là”, ci dice Ermes indicando una finestra al secondo piano. Quel giorno abbiamo visitato anche l’archivio storico cittadino, dove abbiamo trovato raccoglitori appartenenti al partito fascista in cui sono state archiviate le loro dichiarazioni di arresto, insieme a quelle di tanti altri. Come quella di Natale Romagnoli, per cui abbiamo restaurato e abbellito il cippo in sua memoria, riparando le crepe nella pietra e piantando nuove piante e fiori intorno. Nel 2015 gli è stata donata una nuova targa in marmo, voluta da mio nonno Ideo con l’aiuto di alcuni compaesani. Perché lui stesso l’aveva visto Natale Romagnoli, il giorno in cui fu ucciso, nel luogo in cui oggi c’è il cippo che ci ricorda quanto sia importante non dimenticare.

© Ilenia Braglia

I partigiani erano ragazzi come noi che si sono trovati a combattere un nemico pericoloso, senza scrupoli, brutale, perché la guerra e il fascismo hanno portato fame, povertà e paura nelle nostre zone e in Italia. Per far sì che tutto questo finisse, i partigiani lottarono, organizzando attentati e ostacolando le truppe nemiche nelle loro azioni. A volte riuscirono nel loro intento, sopravvivendo, altre volte fallirono, perdendo la vita. Una delle azioni partigiane più conosciute nel nostro paese è quella avvenuta il 23 giugno 1944, in cui persero la vita tre giovani partigiani dopo un attentato fallito ai danni delle truppe nemiche che, per vendetta, massacrarono i 32 civili che pernottavano nell’albergo chiamato La Bettola. Tra loro, anche donne e bambini. Un monumento sulla strada principale del paese, restaurato da una classe della scuola di Vezzano nel 2016, ci ricorda che una tragedia come questa non dovrebbe mai più ripetersi.

Die Freiheit und die Gegenwart

Giovani di 20 anni si sono impegnati a combattere ogni giorno, in nome della libertà. Una libertà conquistata duramente e ottenuta ufficialmente il 25 aprile, giorno della liberazione d’Italia e, oggi, festa nazionale. Mia nonna Pia mi racconta di quel giorno come l’ultimo giorno di paura: “C’erano sparatorie ovunque. I partigiani tentavano di portare le truppe nemiche verso il centro del paese, dove avevano raggruppato i soldati insieme a tutte le armi che avevano. Tutta la piazza e i giardini erano pieni di casse di munizioni. Noi siamo scappati verso le colline e a volte dovevamo camminare rasoterra per paura che un proiettile ci colpisse.” Ma, una volta terminati gli ultimi combattimenti, iniziarono giorni di festa: le donne del paese friggevano il gnocco fritto – una specie di pane fritto tipico delle nostre zone – e tutti insieme si mangiava sul prato, in paese. Erano giorni spensierati, mi dice.

La festa della liberazione, i monumenti, le vie e le piazze dedicate: molto ci ricorda quello che era e quello che è stato fatto. La disperazione, la paura, ma anche la vittoria e il coraggio di quelle persone che, alla fine, ce l’hanno fatta. Con le loro battaglie sono riusciti a sconfiggere un nemico potente, plasmando la storia e il volto non solo delle nostre zone, ma anche dell’Italia intera. Attori piccoli, ma potenti, che ancora oggi ricordiamo e ringraziamo e la cui memoria viene mantenuta in vita tramite progetti scolastici che coinvolgono soprattutto i giovani e che ci fanno capire quanto sia importante capire il valore della storia, per comprendere meglio il presente e valorizzare meglio il futuro.

E anche fuori dall’Italia, quando sentite la “hit del momento” Bella Ciao, pensate a loro: È questo il fiore del partigiano | O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! | È questo il fiore del partigiano, morto per la libertà!

Ilenia Braglia, Vezzano sul Crostolo

il capannone – Halle; la stele commemorativa – Gedenkstätte; prelevare qn. – hier: jmdn. abholen; aderire a qc. – etw. angehören, etw. annehmen; spingere qn. – jmdn. drängen, jmdn. dazu bringen; lottare per qc. – für etw. kämpfen; il testimone – (Zeit-)Zeuge; sfidare qn. – jmdn. herausfordern; picchiare qn. – jmdn. schlagen; incarcerare qn. – jmdn. einsperren, jmdn. inhaftieren; irrequieto – unruhig; persuadere qn. – jmdn. überreden; incombere – bevorstehen; evadere – fliehen; immergere – eintauchen; primaverile – frühlingshaft; il raccoglitore – Aktenordner; ostacolare qn./qc. – jmdn./etw. behindern; rasoterra – dicht über dem Boden; friggere qc. – etw. frittieren; spensierato – sorgenfrei